La prossima volta che afferrate una confezione di tè dal bancone del supermercato, fermatevi un attimo. Quell’etichetta che sembra dire tutto in realtà potrebbe nascondere informazioni cruciali sulla vera origine delle foglie che finiranno nella vostra tazza. La mancanza di trasparenza sulla provenienza geografica del tè è stata identificata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare come un problema potenzialmente rilevante sia per la qualità sia per la sicurezza alimentare.
Il mistero delle miscele senza origine
Molte confezioni di tè riportano la generica dicitura “miscela di tè provenienti da diversi paesi” senza specificare quali siano questi paesi né in che proporzione. Questa pratica è perfettamente legale secondo il Regolamento UE n. 1169/2011: l’indicazione dell’origine è obbligatoria solo se l’omissione può indurre in errore il consumatore, o se tutto il tè proviene da un unico paese. Per le miscele internazionali non vige alcun obbligo di dichiarare le singole origini.
Questa normativa permette ai produttori di variare continuamente la composizione secondo disponibilità e prezzi di mercato, acquistando da diverse regioni del mondo, anche con standard qualitativi differenti. Un vuoto legislativo che può portare a pratiche poco trasparenti, con possibile impatto sulla qualità e sui controlli di sicurezza del prodotto che finisce nelle nostre tazze.
Quando l’origine fa la differenza: residui e contaminanti
Le diverse aree geografiche di coltivazione del tè presentano regolamentazioni molto diverse sull’uso di pesticidi e fitosanitari. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha evidenziato che le importazioni da alcuni paesi possono contenere residui di pesticidi non consentiti nell’Unione Europea, proprio a causa del diverso quadro normativo vigente nei vari paesi produttori.
Gli studi di monitoraggio condotti in Europa su campioni di tè commerciali hanno rilevato la presenza di oltre venti principi attivi diversi, con concentrazioni che variano significativamente secondo l’origine geografica. Nel rapporto EFSA del 2022 sui residui di pesticidi negli alimenti sono documentati casi di sostanze vietate nell’UE ma ancora utilizzate in altri paesi di produzione, che finiscono inevitabilmente nel prodotto finale.
L’attenzione particolare per i più piccoli
I bambini sono particolarmente vulnerabili all’esposizione a contaminanti chimici, inclusi i residui fitosanitari, a causa del loro peso ridotto e del metabolismo in via di sviluppo. L’EFSA sottolinea che dosi di contaminanti considerate sicure per gli adulti possono rappresentare un rischio significativo per i più piccoli, con effetti potenzialmente dannosi sul loro sviluppo.
Le tisane e i tè deteinati spesso commercializzati per l’infanzia non sono esenti da questi rischi. Studi pubblicati su Food Additives & Contaminants hanno dimostrato che alcuni processi di deteinazione possono addirittura concentrare determinati residui chimici, rendendo ancora più importante conoscere l’origine delle materie prime utilizzate in questi prodotti destinati ai bambini.

Come decifrare le etichette: segnali da non ignorare
Esistono alcuni indicatori che possono aiutare i consumatori a orientarsi nella scelta di un tè sicuro e di qualità. Le confezioni che riportano informazioni precise sulla provenienza geografica e sulla stagione di raccolta generalmente indicano una maggiore attenzione alla qualità e alla tracciabilità del prodotto.
- Verificate sempre la presenza di certificazioni di sicurezza alimentare come biologico o fair trade, che attestano controlli più rigorosi sulla filiera e sui residui
- Diffidatevi di prezzi eccessivamente bassi che, secondo analisi di mercato condotte da associazioni di consumatori, spesso sono indice di minor controllo e qualità
- Privilegiate prodotti che indicano chiaramente l’area di coltivazione e l’azienda produttrice per garantire maggiore tracciabilità
- Controllate la data di raccolta quando disponibile: il tè perde composti aromatici nel tempo e, se mal conservato, può favorire lo sviluppo di muffe
Il diritto di sapere cosa beviamo
La trasparenza sull’origine delle materie prime è considerata una buona pratica di tutela del consumatore, raccomandata da numerose organizzazioni tra cui il BEUC (European Consumer Organisation) e dall’EFSA, specialmente per alimenti consumati da categorie sensibili come i bambini. Conoscere l’origine geografica delle foglie permette di fare scelte consapevoli e informate sulla qualità e sicurezza di quello che portiamo in tavola.
Diverse associazioni dei consumatori stanno spingendo per modifiche legislative che rendano obbligatoria l’indicazione dell’origine geografica e della percentuale delle singole origini nelle miscele. Una richiesta che nasce dalla necessità di garantire maggiore tutela e libertà di scelta, permettendo ai consumatori di premiare i produttori più trasparenti e sollecitare cambiamenti positivi nel mercato del tè.
Ogni tazza di tè racconta una storia che inizia molto lontano dalla nostra cucina. Avere il diritto di conoscere questa storia rappresenta un elemento fondamentale per la sicurezza alimentare e la tutela della salute, soprattutto quando si tratta dei membri più vulnerabili delle nostre famiglie. La scelta consapevole parte dall’informazione: un’etichetta trasparente è il primo passo verso un consumo più sicuro e responsabile.
Indice dei contenuti